sabato 20 luglio 2013

“FRAMMENTI DI MEMORIA LA CIVILTA’ CONTADINA TRA 800’ E 900’”


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Visitabile dal 22 Luglio 2013 


Conservare la memoria storica significa conservare la propria identità culturale. Un popolo che dimentica il proprio passato non potrà mai costruire un futuro migliore. La mostra allestita all’interno del Museo del Parco è un flash-back, dai tratti sbiaditi dal tempo; ogni oggetto esposto narra la sua storia, la storia di chi lo ha utilizzato e dei luoghi della memoria. Storie di gente comune, gente del Sud, di una terra martoriata da guerre di annessione, mala-politica-mafia. Storie di gente onesta, che a testa alta, con grande coraggio e dignità ha lottato e continua a lottare per difendere il diritto più grande di ogni uomo libero “il diritto all’esistenza”. 
Gli oggetti esposti rappresentano le fatiche quotidiane, le gioie, gli amori, il dolore; la lotta contro il nemico, l’oppressore piemontese. La mostra è divisa in settori: la mietitura, la vendemmia, la cucina, i mestieri. 
Lire calabrese realizzate da Polinotti Sergio

Viene dato particolare risalto alla musica ed al Brigantaggio, eventi che rappresentano la memoria storica, le radici culturali di un grande popolo: quello calabro-lucano. 
Oggetti legati al fenomeno socio-politico del "Brigantaggio" 

La mostra è impreziosita dall’esposizione da fotografie d’epoca gentilmente prestate da Giuseppe Aragona, che ritraggono momenti di vita della nostra comunità agli inizi del secolo scorso. Oltre all’eccezionale bellezza delle immagini, queste rappresentano dei veri e propri documenti storici di inestimabile valore. 
Particolarmente significativi sono gli scatti di Mario Carbone, fotografo di fama internazionale che ha preso parte a diverse produzioni cinematografiche importanti, nonché, collaboratore di Carlo Levi. Carbone è stato definito, dai giornali del tempo “il poeta con la macchina da presa”, proprio per la bellezza ed il profondo significato delle sue immagini: scene di vita quotidiana della gente umile, la gente dei campi, persone laboriose dai grandi valori morali che hanno avuto la forza ed il coraggio di ricostruire l’Italia devastata dalla guerra e dalla conseguente, rovinosa crisi economica.  
Carbone è un cittadino sansostese che a distanza di molti anni è ritornato nel paese che gli ha dato i natali, nell’ambito di una manifestazione organizzata in suo onore. Durante il commovente incontro con i sansostesi tenutosi nella Sala Consiliare, ha regalato alcune delle sue opere più belle esposte nella mostra.
Molto suggestivo è il video realizzato e montato da Antonio Cozzitorto, che sarà proiettato su schermo gigante nella sala della mostra. È un flash-back dei luoghi della memoria, degli angoli più belli di San Sosti, che sono fortunatamente sfuggiti alla cementificazione selvaggia ed irrispettosa nei confronti del nostro patrimonio artistico e culturale. La colonna sonora del video è stata curata da Ylenia Cuzzolino e Francesco Martucci dei “Taranta Nova”, cui va un particolare ringraziamento della Martus Editore. 


La mostra è stata curata e allestita da Giovanni Martucci e Antonio Cozzitorto.

La direzione del museo “Artemis” ringrazia coloro che hanno prestato gli oggetti esposti:
Martucci Raffaele, Formoso Michele, Cozzitorto Antonio, Cauterucci Carmelina, Martucci Carmelo, Romolo Vito, Sergio Polinotti, La Cava Tommaso, Vuono Alfonso, D’Elia Angelica.

Si ringrazia, inoltre quanti hanno apportato il loro contributo personale per la buona riuscita dell’evento.


MUSEO MULTIMEDIALE ARCHEOLOGICO DEI 56 COMUNI DEL PARCO NAZIONALE DEL POLLINO “ARTEMIS”
San sosti (CS) Via Vittorio Emanuele II (ex carcere) 
Info e contatti: tel. 0981/61013 – email martuseditore@gmail.com
                           Cell. 348 5425782   -   340 3295223     
Orari di apertura al pubblico LUGLIO e AGOSTO: 
MARTEDI – GIOVEDI – SABATO dalle 9.30 alle 13:00 e dalle 18:30 alle 20:30
DOMENICA su prenotazione 
- Su prenotazione anche visite guidate nelle aree di interesse culturale. 


La Direzione
Dott. Angelo Martucci

mercoledì 26 giugno 2013

ALLA RICERCA DELLA CITTA’ PERDUTA “ARTEMISIA” Convegno del 22 Giugno 2013 IN SEARCH OF THE CITY 'LOST "ARTEMISIA" Conference of June 22, 2013

Kyniskos from Mantinea (the boy-boxer)
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L'archeologia è la "macchina del tempo", l'archeologo è il "viaggiatore". E' una sorta di poliziotto, infatti, come un investigatore che, esamina la scena di un crimine, l'archeologo indaga la "linea del Tempo". Come un moderno poliziotto, raccoglie ogni elemento, anche quello che all'occhio inesperto potrebbe sembrare insignificante. Come il poliziotto cerca di ricostruire il contesto in cui è avvenuto il delitto e gli ultimi istanti di vita della vittima, anche l'archeologo cerca di ricostruire tutte le fasi di vita di un insediamento prima del definitivo abbandono. Tutte le informazioni raccolte durante un'indagine archeologica consentono di ricostruire l'attività antropica e la storia di un sito. Questi sono i criteri usati nelle due campagne di scavi archeologici ai Casalini, del 2001 e del 2003, condotti dal Dip. di Archeologia dell'UniCal. Secondo la tradizione letteraria locale, i Casalini sarebbero da identificare con la città greca di Artemisia, dove sarebbe stata rinvenuta la famosa scure-martello di Kymiskos. Ma, gli scavi archeologici smentiscono categoricamente queste ipotesi in quanto non è emerso nessun indizio che faccia pensare ad una frequentazione del sito in età greca. Le strutture murarie risalgono, invece all'età bizantina, IX-X sec. d.C. Tuttavia, le prime tracce di frequentazione dell'area risalgono all'età preistorica, collocabili tra l'VIII-VII millennio a.C.
Durante la campagna di scavi del 2001 è stato rinvenuto il battuto pavimentale di una capanna e numerosi frammenti ceramici databili con certezza a quel periodo. L'abitato preistorico venne abbandonato intorno all'età del Ferro Medio e Recente, X-VIII sec. a.C.
Nel 2003 è stata condotta una nuova campagna di scavi archeologici nel settore Sud-Est del sito che ha fornito nuovi ed importanti dati per la ricostruzione delle fasi di vita dell'antico abitato. E' stato riportato alla luce un tratto di muro di cinta di cui non se ne conosceva l'esistenza, databile al VI-VII sec. d.C. Ciò sta ad indicare che l'abitato dei Casalini riprende già a partire dell'età tardo-antica e alto-medievale e si estendeva su un'area molto più vasta di quello che si pensava. A breve distanza della prima cortina muraria è stata rinvenuta e parzialmente scavata una cisterna per l'approvvigionamento idrico che serviva a resistere ad eventuali assedi nemici. Intorno al X secolo viene potenziato l'impianto difensivo dell'acropoli, cioè il cuore della cittadella, dove risiedeva il comandante militare bizantino con il suo presidio armato e il clero: la seconda cortina muraria viene munita di torri quadrate a tre piani e di una porta a tenaglia, cioè, un ingresso fortificato. L'ultima fase di frequentazione delle città-fortezza dei Casalini risale al XIV secolo perchè non esistono dati archeologici che facciano pensare ad una frequentazione successiva a quel periodo.
Fino a pochi anni fa si riteneva che il centro abitato di San Sosti fosse molto recente, la letteratura locale, priva di ogni fondamento scientifico, ne faceva risalire la fondazione al XVI secolo, ad opera di profughi albanesi. Ma le nuove scoperte archeologiche non solo hanno ribaltato queste tesi fantasiose, ma hanno stabilito una cronologia insediativa completa. Citiamo alcuni di questi rinvenimenti: gli scavi archeologici condotti all'interno della Chiesa del Carmine nel 2004 hanno attestato con certezza che le prime tracce di frequentazione umana risalgono all'età protostorica, cioè al XII-X secolo a.C. Abbiamo rinvenuto una cospicua porzione del battuto di una capanna protostorica e diversi frammenti di ceramica acroma e dipinta che risalgono a quel periodo. Questa ceramica trovo confronto con quella di Torre del Mordillo, nel Comune di Spezzano Albanese e con quella di Francavilla Marittima. Ciò significa che l'abitato protostorico di San Sosti rivestiva una certa importanza, socio-politica tanto da intrattenere rapporti con i  grandi abitati della costa ionica. L'antico abitato particolarmente fiorente in età greca attestato dal rinvenimento di numerosi reperti come un cospicuo frammento di uno Skyphos attico a figure nere della prima metà del V sec. a.C. cioè, una coppa per bere il vino, proveniente dall'Attica, precisamente dall'area d'influenza ateniese. Ma il rinvenimento più importante è avvenuto sul lato sinistro del presbiterio: qui è stato riportato alla luce un muro a secco al cui livello di fondazione abbiamo rinvenuto tre fosse votive, di cui una ancora integra. Si tratta di quello che rimane di un piccolo santuario urbano dedicato ad una divinità femminile. Era usanza presso i greci scavare delle buche nel terreno in prossimità del sacro temenos, cioè il recinto sacro del tempio, dove venivano riposte le offerte votive alle divinità. Da qui proviene una grande quantità di mico-ceramica votiva e frammenti di sculture di divinità femminili stanti e in trono. particolarmente significativi sono la testina della dea Athena promakos, tre frammenti di divinità femminili in trono e una cospicua porzione di una statuetta maschile, nuda e stante da identificare con Apollo. Questi reperti risalgono ai primi anni del V sec. a.C.
Un altro rinvenimento di straordinaria importanza è avvenuto in modo del tutto casuale in Via Cavour, a poche metri di distanza dalla chiesa del Carmine. Durante i lavori di restauro e consolidamento della sua abitazione, il sig. Romolo Vito ha rinvenuto una notevole quantità di reperti archeologici, che sono stati consegnati all'ufficio territoriale della Sovrintendenza di Sibari. Il reperto più antico è il frammento di un unguentario risalente al IV-III sec. a.C. Particolarmente interessante è un Sestertio dell'imperatore Vitellio del 69 d.C.  
Nel corso dei lavori di restauro della pavimentazione in via Prato, detta "u suppuartu" è stato distrutto un altro importante contesto archeologico: sotto il basolato tardo-medievale si conservava ancora un tratto del basolato di età romana, dai materiali di sterro sono stati raccolti e consegnati all'ufficio territoriale della Sovrintendenza parte di una grossa anfora da trasporto romana del tipo Dressel L1, databile al II-I sec. d.C. e numerosi frammenti di ceramica acroma e frammenti di coppe e scodelle in sigillata, finemente ornati.
Sulla scorta di tutti questi elementi si può tranquillamente affermare che l'area dove attualmente sorge il centro storico di San Sosti è stata interessata da insediamenti umani sin dall'età protostorica. Ciò apre inedite prospettive di ricerca sull'ubicazione della città di Artemisia e sul luogo di rinvenimento della famosa scure martello di Kyniskos.
 
 
 
 
Archaeology is the "time machine", the archaeologist is the "traveler". It 'a kind of policeman, in fact, as an investigator, examines the scene of a crime, the archaeologist investigates the "line of Time." As a modern policeman collects every element, even one that may seem insignificant to the untrained eye. As the policeman tries to reconstruct the context in which the crime took place and the last moments of life of the victim, also an archaeologist trying to reconstruct all the life stages of a settlement before the final abandonment. All information collected during an archaeological investigation allow to reconstruct human activity and history of a site. These are the criteria used in the two campaigns of archaeological excavations at Casalini, 2001 and 2003, conducted by the Department of Archaeology dell'Unical. According to the local literary tradition, the Casalini would be identified with the Greek city of Artemisia, where she would be found the famous ax-hammer Kymiskos. But, the archaeological excavations categorically deny these hypotheses in as there was no suggestion that any clue that the site was in Greek. The walls date back to the Byzantine era instead, IX-X century. A.D. However, the first traces of the area date back to the prehistoric age, dated between the eighth-seventh millennium BC. During the excavations of 2001 was found beaten the pavement of a hut and numerous fragments of pottery dated with certainty to this period. The prehistoric settlement was abandoned around Middle and Late Iron Age, X-eighth century. BC
In 2003 a new campaign was conducted archaeological excavations in the South-East of the site that has provided important new data for the reconstruction of the life stages of the ancient town. E 'was brought to light a stretch of wall that we did not know the existence, dating back to the sixth-seventh century. A.D. This indicates that the village of Casalini resume as early as the age of late antiquity and the early Middle Ages and extended over a much wider area than previously thought. A short distance before the curtain wall was discovered and partially excavated a tank for water supply that served to withstand any enemy sieges. Around the tenth century is upgraded to the defensive system of the acropolis, which is the heart of the citadel, where he lived the Byzantine military commander with his armed garrison and the clergy: the second curtain wall is equipped with a three-storey square towers and a door pincer, ie, a fortified entrance. The last phase of attendance of the city-fortress of Casalini dates from the fourteenth century because there are no archaeological evidence suggestive of an attendance subsequent to that period.
Until a few years ago it was believed that the town of San Sosti was very recently, the local literature, devoid of any scientific basis, I traced the founding of the sixteenth century, at the hands of Albanian refugees. But new archaeological discoveries have not only reversed these theses imaginative, but have established a complete history of settlement. We mention some of these findings: the archaeological excavations conducted within the Church of the Carmine in 2004 have attested with certainty that the first traces of human settlement date back to prehistoric, ie the X-XII century BC We found a significant portion of the beat of a prehistoric hut and several fragments of pottery and painted achromatic dating from that period. I find this ceramic compared with that of Torre del Mordillo, in the municipality of Spezzano Albanian and with that of Francavilla Marittima. This means that the proto-historic village of San Sosti took on a certain importance, and social policy so as to maintain relations with the major towns of the Ionian coast. The ancient town flourishing in Greek attested by the discovery of numerous findings as a large fragment of an Attic black-figure Skyphos the first half of the fifth century. BC that is, a cup to drink the wine, coming from Attica, precisely from the Athenian influence. But the most important discovery occurred on the left side of the presbytery here has been brought to light a dry stone wall to the foundation level which we found were three shrines, one of which is still intact. This is what remains of a small urban sanctuary dedicated to a goddess. It was the custom among the Greeks dig holes in the ground near the sacred temenos, that is, the sacred precincts of the temple, where they were placed votive offerings to the gods. From here comes a great amount of votive pottery and fragments of sculptures of goddesses and dieting on the throne. particularly significant are the head of the goddess Athena promakos, three fragments of female deities in the throne, and a substantial portion of a male statue, standing naked and be identified with Apollo. These finds date back to the early fifth century. BC
Another finding of extraordinary importance has happened in a completely random in Via Cavour, a few meters away from the church of the Carmine. During the restoration and consolidation of his home, Mr.. Romulus Vito has found a significant amount of archaeological finds, which were delivered to the office of the Superintendent of territorial Sybaris. The finding is the oldest fragment of an ointment jar dating back to the IV-III century. BC Particularly interesting is a Sestertio Emperor Vitellius AD 69. During the restoration of the pavement via Prato, called "u suppuartu" was destroyed another important archaeological context: in the late medieval paving was still preserved a section of the paving of the Roman period, from the overburden were collected and delivered to the office of the Superintendent territorial part of a larger transportation Roman amphora from the type Dressel L1, dating from the II-I century. A.D. achromatic and numerous fragments of pottery and fragments of cups and bowls in sealed, beautifully decorated.
On the basis of all these elements can be safely said that the area where now stands the historic center of San Sosti has been affected by human settlements since prehistoric age. This opens new perspectives for research on the location of the city of Artemisia and the place of discovery of the famous ax hammer Kyniskos.


Angelo Martucci





sabato 1 giugno 2013

INDAGINI STRATIGRAFICHE AL CASTELLO DELLA ROCCA Stabilite la fasi di frequentazioni - STRATIGRAPHIC SURVEY OF THE CASTLE THE ROCK Established the phases of acquaintances




Saluto in argento di Carlo I d'Agiò, 1265-1282
I Greet in silver of Charles I of Anjou - 1265-1282


Il castello della Rocca è situato a quota 551 m slm su una piattaforma rocciosa all’ingresso della gola del torrente  Rosa, a breve distanza dal Santuario della Madonna del Pettoruto.
Lo scavo è frutto di una collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici e la Cattedra di Archeologia Cristiana e Medievale dell’Università della Calabria (cui hanno partecipato gli scriventi). Nel corso della campagna sono stati effettuati dettagliati rilievi digitali della struttura ed aperti cinque saggi di scavo con lo scopo di indagare le varie fasi della complessa fortificazione. Dopo una sola campagna di scavo è difficile poter stabilire la cronologia della fondazione, ma importante per una prima documentazione è stato il recupero di alcuni anonimi di classe di classe C, ascritti al X-XI secolo, così come i numerosi ed interessanti recuperi, da ricognizione e da scavo, di                                                     
età angioina un saluto in argento con Annunciazione, di denari di Carlo I e Carlo II d’Angiò. Attestati, ancora, i Tornesi dell’oriente latino databili al XIII-XIV secolo.
È proprio a questa fase che possiamo ascrivere l’abbandono del castello, documentato da un piccolo “butto” in cui sono stati recuperati numerosi resti osteologici e frammenti ceramici. L’indagine stratigrafica ha documentato la frequentazione del sito anche in età romana, attestata da ceramiche sigillate africane e orientali del I e del II sec. d.C., mentre quella di età greca è testimoniata all’interno ed all’esterno del castello da vasetti miniaturistici di VI-V sec. a.C., in particolare hydriskai con fondo piatto o con piede a tacco. È possibile che la massiccia struttura medievale utilizzi come fondazione un edificio più antico, forse phrourion di età greca, posto a guardia della gola, come avamposto di Thurii. Importante anche l’individuazione di una cava per grandi blocchi parallelepipedi databile all’età greca. Dove il saggio ha potuto raggiungere il banco roccioso, è stata messa in luce parte di una capanna absidata con buchi di palo perimetrali. Le ceramiche d’impasto qui rinvenute sono databili all’età del Bronzo Finale (XI-X sec. a.C.), ma non mancano materiali più antichi attribuibili alla Media età del Bronzo (XVI sec. a.C.).

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The Castle Rock is located at an altitude of 551 m above sea level on a rocky platform at the entrance of the gorge of Rosa, a short distance from the Sanctuary of Our Lady of Pettoruto.
The excavation is the result of a collaboration between the Superintendence for Archaeological Heritage and the Chair of Medieval Christian Archaeology and the University of Calabria (attended by the writers). During the campaign were carried out detailed surveys of the structure and open digital five excavations in order to investigate the various phases of the complex fortification. After a single excavation is difficult to establish the chronology of the foundation, but important for initial documentation has been the recovery of some anonymous class Class C, ascribed to the tenth or eleventh century, as well as many interesting recoveries from survey and excavation,
Angevin a greeting in silver with the Annunciation, the denier of Charles I and Charles II of Anjou. Certificates, again, the Tornesi Orient Latin dating from the thirteenth and fourteenth centuries.
It is precisely at this stage that we can ascribe the abandonment of the castle, documented by a small "dump" in which they were recovered numerous osteological remains and fragments of pottery. The stratigraphic investigation has documented that the site was in Roman times, as attested by sealed ceramics African and eastern parts of the first and second century. AD, while the Greek era is reflected inside and outside the castle miniature vases of VI-V century. BC, in particular hydriskai with a flat bottom or foot to the heel. It is possible that the massive medieval structure uses as the foundation of an older building, perhaps phrourion of the Greek age, place to guard the throat, as an outpost of Thurii. Also important is the identification of a quarry for large rectangular blocks dating back to Greek. Where the assay was able to reach the bedrock, was brought to light part of a hut with an apse postholes perimeter. The impasto found here date back to the Bronze Final (X-XI century BC.), But there are also the oldest materials attributable to the Middle Bronze Age (sixteenth century BC.).



mercoledì 22 maggio 2013

mercoledì 5 settembre 2012

TESORI DEL PARCO DEL POLLINO VOL. I "Civiltà a confronto: l'ideologia del potere nel mondo antico"

La Scure Martello di Kyniskòs (Riproduzione), metà del VI sec. a.C. - Facciata del British Museum di Londra dov'è custodita.

Vaso a figure nere, VI sec. a.C.

Il "Pugilatore", IV sec. a.C.

Kyniskòs "The Boy Boxer", copia romana, I sec. a.C.

Kyniskòs "The Boy Boxer"
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SAN SOSTI (CS), LOC. MINISTALLA


La scultura femminile (La Grande Madre), IV-III millennio a.C.
(Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria) 
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SAN SOSTI (CS), LOC. SERRA

Dolium, XII-X sec. a.C.

Tazza-attingitoio, XII-X sec. a.C.

Corredo di armi in ferro, IX-VIII sec. a.C.
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SAN SOSTI (CS), LOC. LIVATA

Ipotesi ricostruttiva di capanna protostorica
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SAN SOSTI (CS), LOC. CASALINI (ARTEMISIAM)


Lancia longobarda, VI sec. d.C.

 Follis anonimo F/ (Basilio II?), 963-1025

 Follis anonimo R/ (Basilio II?), 963-1025
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SAN SOSTI (CS), CASTELLO DELLA ROCCA.


Kastron, X sec. d.C.


Castello della Rocca, pianta.


Olla globulare monoansata, XII-XIII se. d.C.


Follis anonimo D/(Basilio II?), 963-1025.


Follis anonimo R/(Basilio II?), 963-1025.


"Saluto" di Carlo II D'Angiò (D/), 1284-1304.



"Saluto" di Carlo II D'Angiò (R/), 1284-1304.
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SAN SOSTI (CS), LOC. MURTILLE


Chiesa di Santo Stefano, X-XII sec.


Follis di Leo VI Makedonias (D/) 886-912.


Follis di Leo VI Makedonias (R/) 886-912.


Oinochoe a vernice nera, V sec. a.C.
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SAN SOSTI (CS), CHIESA DEL CARMINE


Scavo Archeologico 2004: planimetria generale


Sezione prospettica dello scavo

Chiesa del Carmine, interno


Fr. di vaso enotrio, XI-X sec. a.c.


Testina di Athena, inizi del V sec. a.C.


Hydriska, prima metà del V sec. a.C.


Fr. di skiphos, prima metà del V sec. a.C.


Pipa antropomorfa, XVI-XVII sec. d.c.
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CHIARMOMONTE (PZ), NECROPOLI DI LOC. SAN PASQUALE.


Pugnale in bronzo e ferro con fodero, VIII sec. a.c.


Elmo corinzio in bronzo, VI sec. a.C.




Elmo corinzio in bronzo, VI sec. a.C., ricostruzione.


Elmo corinzio in bronzo, VI sec. a.C.

Elmo corinzio in bronzo, VI sec. a.C., ricostruzione.


Punte di lancia in ferro, VI sec. a.C.


Oinochoe rodia in Bronzo, V sec. a.C.

Anfora attica a figure rosse, V se. a.C.

Kantharos gianiforme a figure rosse, V sec. a.C. (D/)

Kantharos gianiforme a figure rosse, V sec. a.C. (R/)


UNDER CONSTRUCTION!